La firma del Contratto Integrativo Nazionale per i Dirigenti Scolastici modifica profondamente la modalità di definizione della retribuzione di parte variabile, passando da una dimensione regionale ad una nazionale.
In primo luogo, aumenta la retribuzione di posizione di parte variabile, incremento che, per come è stato costruito, dovrebbe avere la garanzia di una certa stabilità almeno nel triennio.
Un secondo elemento essenziale è che la stipula del Contratto Integrativo Nazionale consentirà di intervenire con tempestività, mantenere un monitoraggio efficace e di avere un coordinamento unico, evitando i ritardi, le disparità e la frammentazione registrata negli ultimi decenni. I dirigenti affronteranno i mutamenti di incarico avendo certezza della pesatura delle istituzioni scolastiche e della retribuzione di parte variabile correlata.
Le operazioni preliminari necessarie alla stipula della proposta di CIN sono state la costituzione del Fondo Unico Nazionale e il decreto con il quale è stata cristallizzata la pesatura delle scuole che avviene ora secondo criteri comuni a tutto il territorio nazionale.
I nuovi livelli retribuitivi di posizione di parte variabile, dopo la limatura che è stata introdotta su richiesta della Cisl Scuola e di altre organizzazioni sindacali, sono i seguenti:
• € 21.600,00 per la prima fascia, 1.760 istituti (21,76%)
• € 17.600,00 per la seconda fascia, 5.160 istituti (63,79%)
• € 13.600,00 per la terza fascia, 1.169 istituti (14,45%)
I punteggi di riferimento per la definizione delle fasce sono:
• da 62 punti per la prima fascia;
• tra 61 e 39 per la seconda fascia;
• minore di 39 punti per la terza.
Il rapporto tra le fasce si attesta a 1 – 1,29 – 1,58. La retribuzione di risultato dovrebbe essere di circa € 3.867 per la terza fascia, € 4.988 per la seconda e di € 6.110 per la terza.
Per coloro che, in forza dei nuovi criteri di definizione della pesatura delle istituzioni scolastiche potranno avere una diminuzione retributiva (all’incirca 600 casi), è prevista nel testo contrattuale una clausola di salvaguardia per la durata dell’incarico in corso. Per i dirigenti scolastici in scadenza di triennio e per i quali non sarebbe applicabile la clausola di salvaguardia, sarà riconosciuta la priorità in sede di mobilità.
Ben il 73,93% delle istituzioni avrà invece un aumento della retribuzione di posizione di parte variabile.
Il testo del CIN contiene alcuni aspetti importanti: non potranno più verificarsi le gravi ingiustizie che sono state registrate in alcune regioni verso i vincitori di concorso per la mancata corresponsione della retribuzione di posizione di parte variabile; è previsto che si proceda con reggenze in caso di assenza superiore a 30 giorni; è esplicitamente espressa una clausola di ultrattività che era stata in passato messa in dubbio da alcuni USR.
Rimangono alcuni elementi di difficoltà. In particolare, la graduazione delle scuole e l’assegnazione dei punteggi sembrano non fotografare pienamente la complessità, ad esempio, degli istituti comprensivi o dei CPIA o non tener conto di alcune specificità. Si tratta di introdurre dei correttivi che certamente saranno discussi già a settembre. Sarà infatti necessario verificare con un adeguato monitoraggio gli effetti prodotti dal transito dal sistema regionale a quello nazionale e procedere agli aggiustamenti necessari.
Rimane comunque una grande soddisfazione per questo passaggio che certamente è estremamente rilevante e che porta finalmente a compimento il progetto che era stato formulato nel CCNL Area Istruzione e Ricerca 2018 e che, nonostante le mille difficoltà e le resistenze, ora vede la luce.
La trattativa non è stata facilissima e deve essere riconosciuto l’impegno dell’Amministrazione per la conclusione del CIN e per la modifica di modalità retributive che, sino ad ora, hanno evidenziato grandissime difficoltà.
Ora dobbiamo “aprire il tavolo” del Contratto Collettivo Nazionale e completare l’opera di riordino e semplificazione che abbiamo intrapreso con costanza e decisione e che infine comincia a dare i suoi frutti.