GISSI: CONVENIENZE E CONVINZIONI

Ma chi ve lo fa fare? Vi conviene? Si possono riassumere più o meno così tante delle domande che mi sono state rivolte, nei giorni scorsi, da chi si interrogava sulle ragioni della mancata presenza della CISL Scuola tra le sigle promotrici di un’azione di sciopero per la quale, mi si fa notare, non mancano certo le ragioni di disagio, di insoddisfazione e di delusione su cui far leva. E su questo, rispondo subito, non ho alcuna obiezione da porre. Abbiamo denunciato immediatamente, senza tentennamenti e senza ritardi, ciò che non va in un disegno di legge finanziaria le cui insufficienze e lacune abbiamo elencato puntualmente; evidenziandone prima ancora, in termini generali, la lontananza e l’incoerenza con tanti degli impegni assunti e sottoscritti in un Patto per la Scuola che continua a essere da tempo disatteso. Lo abbiamo fatto con prese di posizione molto chiare, che hanno visto al nostro fianco la confederazione al suo massimo livello, per sottolineare come la centralità della scuola sia un tema di interesse generale, in cui si inseriscono e trovano ancor più piena legittimazione le attese della nostra categoria. Il 16 novembre scorso, nell’incontro di CGIL, CISL e UIL con Draghi, Luigi Sbarra le ha richiamate esplicitamente, le ragioni della scuola; anche se l’incontro verteva soprattutto su previdenza e fisco, e voglio pensare che sia per questa ragione se altri accenni, oltre al suo, non se ne sono registrati. Dopo quell’incontro, è proseguita con iniziative in diverse città italiane la mobilitazione unitaria delle Confederazioni, nella quale la CISL Scuola si sente pienamente e attivamente coinvolta, assicurando ovunque il massimo sostegno e la sua presenza nelle manifestazioni.
Lo stesso obiettivo che le confederazioni si sono date, ossia costruire attraverso il confronto le condizioni per le necessarie modifiche al testo di legge di cui è in corso l’esame alle Camere, noi ce lo siamo dati per quanto concerne le questioni che in modo più diretto e specifico riguardano il mondo della scuola. Da qui la richiesta di incontro urgente rivolta al Ministro Bianchi nel momento in cui, dopo una fase di verifiche e “limature”, il disegno di legge veniva trasmesso formalmente al Senato. Incontro nel quale richiamare anche il Ministro a farsi parte attiva per dare sostegno alle azioni emendative da noi indicate come necessarie. Scrivo e sottolineo “anche”, perché nello stesso tempo erano già stati avviati, come sempre accade quando in ballo ci sono provvedimenti di natura legislativa e non contrattuale, numerosi contatti con esponenti politici e parlamentari, puntando a costruire il più ampio consenso possibile su ipotesi di emendamento per le quali, ed è un aspetto di cui non può essere ignorata la rilevanza, esistono procedure e tempi da rispettare, se davvero si vogliono raggiungere concretamente gli obiettivi cui si punta.
In un contesto del genere, concentrare attenzione ed energie sull’espressione della protesta, anziché focalizzarle sul conseguimento dei risultati concretamente possibili, ci è parsa una scelta sbagliata e in definitiva perdente, direi quasi di implicita rassegnazione a non vedere accolte le proprie richieste, alcune delle quali appaiono, nel contesto dato, del tutto irrealistiche. Così come si spinge ai limiti dell’autolesionismo la decisione di disertare, avendo proclamato uno sciopero, le relazioni sindacali; che porterebbe in sostanza, se praticata da tutti, a lasciare mano libera all’amministrazione di fare, o di non fare, ciò che crede, rispetto a questioni che hanno impatto diretto sulle condizioni di lavoro del nostro personale. Si pensi alla mobilità, per la quale va rinnovato il contratto integrativo e su cui si giocano partite decisive per le attese di decine di migliaia di persone. O all’impatto delle nuove disposizioni di contrasto alla pandemia, sulla cui gestione occorre essere quanto mai vigili e presenti.
Ecco che cosa ce lo ha fatto fare: non un valutazione delle nostre convenienze, ma la convinzione che sia doveroso, ancor più in momenti come quello che il Paese purtroppo continua a vivere, mettere al primo posto la soluzione dei problemi e non la ricerca di un’immediata visibilità, nell’illusione che basti, per renderla più appariscente, cavalcare il disagio anziché tentare di porvi rimedio. Lo abbiamo fatto assumendoci fino in fondo, com’è nostra antica abitudine, la responsabilità di scelte non sempre comode, ma molto spesso vincenti. Seguendo, in definitiva, la strada che le stesse confederazioni hanno tracciato nel confronto difficile e teso sulla finanziaria, valutando anch’esse positivamente quei “tavoli” inopinatamente disdegnati in alcune dichiarazioni di chi ha ritenuto che in questo momento, per chi rappresenta la scuola, fosse più opportuno agitarsi anziché confrontarsi.
Ho sempre considerato un grande valore quello dell’unità d’azione fra i sindacati. In un contesto di pluralismo articolato e vivace come quello che caratterizza il sindacalismo scolastico, l’unità si è sempre costruita fondandola su una grande capacità di ascolto reciproco e sull’esclusione di ogni pretesa di primato o egemonia. Si potrebbe stilare un lungo elenco di vicende nelle quali l’unità, almeno quella delle sigle più rappresentative, ha faticato a realizzarsi o non si è proprio realizzata. È una consapevolezza che mi fa vivere con serenità un momento non piacevole, ma non di rottura irreparabile. Né ci sentiamo isolati, in questa fase, nella quale è continuo e costante il dialogo con la categoria. Sono in pieno svolgimento i nostri congressi territoriali, preceduti da centinaia di assemblee con i nostri associati, e si sono appena concluse assemblee interregionali, gestite con un una modalità on line che ha fatto registrare un livello di partecipazione addirittura superiore alle attese. L’intera segreteria nazionale ha avuto modo di dialogare con lavoratrici e lavoratori che ne hanno constatato, fra l’altro, la grande conoscenza delle problematiche e la competenza nell’affrontarle con puntualità ed efficacia. Concretezza e visione si sono mostrati ancora una volta come connotati inscindibili del nostro modo di essere e fare sindacato.
Sono convinta che saranno altri eventi, passate le poche settimane entro cui si chiuderà la vicenda della finanziaria, a richiamare tutti alla necessità di far fronte comune per reggere le fatiche della partita, lunga e difficile, che continueremo a giocare per dare più giusto riconoscimento, più dignità e più valore al lavoro nella scuola. Una partita, scrivevo un mese fa, che la nostra categoria non potrà vincere giocando da sola, ma per la quale è indispensabile costruire un contesto di più ampia alleanza a livello politico e sociale. Un contesto nel quale anche eventuali azioni di sciopero, mirate a obiettivi precisi (penso al rinnovo del contratto) e non di pura protesta, potranno avere senso e risultare davvero utili ed efficaci.

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